Parsec è uno di spazio di ricerca sull’arte contemporanea che nasce innanzitutto da un’esigenza condivisa: ognuna di noi sentiva il bisogno di avere un luogo in cui poter mettere in pratica le proprie passioni e le proprie competenze in ambito culturale e artistico. Urgenza dettata anche da una certa frustrazione nei confronti di un mondo non facilmente accessibile a chi proviene da percorsi di studio come i nostri. Proveniamo infatti tutte da studi artistici e culturali differenti – curatrici, artiste, storiche dell’arte, operatrici del settore culturale e della comunicazione – e la necessità principale è stata quindi quella di dar vita ad uno spazio che potesse parlare di arte, convinte del suo valore sociale e dell’importante ruolo che riveste nell’immaginazione del presente.
Inizialmente il nostro incontro si è fondato su una rete di conoscenze che hanno agito in maniera imprevedibile, ma sicuramente Bologna è il fulcro che ci ha legate e ci ha permesso di costruire quello che poi è diventato Parsec. Le prime riunioni – e le prime presentazioni – sono state fatte online, senza mai poterci conoscere di persona, durante il lockdown di marzo 2020, momento che ha dato una spinta ulteriore al nostro bisogno di fare, di trovare un luogo di condivisione e lavoro. A luglio abbiamo fatto le prime riunioni in presenza e costituito legalmente l’associazione. Ad ottobre abbiamo inaugurato. A causa del Covid, dopo soli tre giorni dall’inaugurazione, siamo rimaste chiuse, come tante realtà per diversi mesi, ma questo non ci ha scoraggiate.
Al contrario abbiamo ideato nuovi format che ci hanno permesso di farci conoscere e di continuare a portare sempre più persone a conoscere e visitare il nostro spazio.
Abbiamo deciso di agire per vie indipendenti considerando questo termine da diversi livelli di significato: siamo indipendenti perché autonome e non subordinate a un’autorità esterna, sia da un punto di vista pratico/metodologico che da quello economico. Parsec nasce da un bisogno personale, divenuto comune, di avere un luogo di lavoro aperto, sperimentale. Con il tempo abbiamo scoperto – e ancora lo stiamo facendo – quale fosse la strada più giusta da percorrere, cercando di essere il meno possibile condizionate dall’esterno e dal sistema dell’arte contemporanea “dominante”, ma cercando di fare le scelte che fossero le più giuste per noi e per la nostra visione di Parsec. In secondo luogo, non meno importante, siamo indipendenti da un punto di vista economico con tutti i suoi pregi e difetti.
Crediamo che oggi agire dal basso sia fondamentale per continuare a tenere vivo il sistema dell’arte mostrando alternative differenti a quelle ormai iscritte e riconosciute dal sistema dell’arte istituzionale.
Quando l’esperienza di Parsec ha avuto inizio, ormai più di tre anni fa, eravamo più o meno delle sconosciute che avevano in testa un’idea molto simile. Non è stato facile capire quanto simile fosse tale idea e organizzare il lavoro, soprattutto perché siamo in nove. La divisione dei compiti è avvenuta via via in maniera spontanea. I ruoli che si sono venuti a creare riguardano le referenti dei settori, ad esempio quella della comunicazione, della grafica, della scrittura e dell’editing, ma in base al progetto che si vuole portare avanti ci si inserisce in un determinato gruppo di lavoro. Si ha così modo di seguire diversi progetti sia perché interessate ad una precisa ricerca artistica sia perché referenti e competenti in un ambito specifico. Quindi da una parte vi è la creazione spontanea di ruoli basati sulla fiducia e stima, dall’altra la possibilità di essere trasversali e non rimanere chiuse nel proprio ambito. Le decisioni vengono prese in maniera orizzontale. Abbiamo un consiglio direttivo composto da 5 persone, ma tutte le fondatrici rivestono un ruolo fondamentale anche a livello decisionale, motivo per cui prendiamo insieme ogni scelta. Sicuramente quello che ci caratterizza è quello di essere riuscite – almeno per ora – a fare in modo che tante teste lavorassero insieme in maniera sinergica e collaborativa. Sicuramente perché questo avvenisse è stato fondamentale avere un chiaro obiettivo comune.
Cerchiamo sempre più di affinare le modalità di lavoro, la fiducia e le competenze nel settore, alcune di noi non vivono più in città, ma nonostante questo continuano a dare costantemente supporto nelle tante attività che cerchiamo di portare avanti come singole e in collaborazione con altre realtà. Sicuramente uno dei nostri obiettivi principali è quello di crescere sia da un punto di vista pratico che economico (ovviamente le due cose sono strettamente connesse).
I servizi e le attività che proponiamo sono mostre, un programma di residenze, crit, talk, consulenze curatoriali per lo sviluppo di progetti artistici, workshop e festival. Lo spazio si compone di una zona espositiva, una di consultazione, una sezione laboratoriale, che include una camera oscura e strumenti come stampanti e scanner, e uno studio riservato alle residenze.
Lavoriamo, in base ai progetti, sia con artistə emergenti che con artistə più affermatə sia sul territorio che a livello nazionale e internazionale. La nostra ricerca punta ad essere ibrida, sperimentale, cerchiamo infatti di spaziare il più possibile in tutte le arti visive. Nella selezione l’aspetto contenutistico è per noi molto rilevante, non vi è mai pura estetica e il dialogo, il “fare insieme”, resta una delle nostre intenzioni anche nella programmazione degli eventi e nelle scelte connesse.
Decidiamo insieme su quali progetti lavorare soprattutto in base alle ricerche che portiamo avanti e alle tematiche artistiche contemporanee che ci interessa via via approfondire. Cerchiamo dunque di trasmettere con i nostri eventi differenti punti di vista, nuovi sguardi e spunti, tanti interrogativi e mai risposte definitive.