Las Tesis. Un violador en tu camino, una performance che dal Cile tesse reti di alleanze trans-femministe internazionali.
Giorgia Pinzauti
Contesto politico-sociale cileno durante l’autunno 2019
Nell’Ottobre del 2019 in Cile è iniziato un movimento di proteste civili che ha presto preso il nome di estallido social (outbreak). Le proteste sono sfociate sia nella capitale Santiago de Chile, sia nelle città delle altre regioni come Coquimbo, Concepción e Rancagua. Le manifestazioni, cominciate a causa del rincaro dei biglietti del trasporto pubblico, hanno messo in luce i profondi problemi della struttura governativa cilena, in particolare la mancata riscrittura della Costituzione del 1980, redatta durante la dittatura di Pinochet. Il governo ha risposto alle richieste di cambiamenti radicali nel sistema politico inasprendo il livello della repressione e aumentando l’uso della violenza sullə protestantə. Difatti il presidente Sebastian Piñera, in carica nel 2019, ha attuato una serie di misure che hanno riportato alla memoria collettiva la censura, la repressione e le torture della dittatura militare di Augusto Pinochet (1973-1990). Piñera è stato definito un presidente patriarcale e misogino a causa di dichiarazioni sessiste fatte in pubblico, in particolare durante la campagna presidenziale, tanto da aver portato alla coniatura del termine piñericosas1.
La postura di Piñera rende esplicito quanto la violenza di genere sia un atteggiamento normalizzato all’interno della struttura statale neoliberista e capitalista del Cile odierno. Invece di promuovere l’educazione di genere e relazionale nelle scuole, migliorare le leggi in materia di violenza di genere, femminicidi, omo-lesbo-transicidi, e in linea generale proporre norme di decostruzione del patriarcato, Piñera è il primo a reiterare comportamenti manifestamente sessisti in contesti pubblici ufficiali.
Già nel 2013, Piñera aveva elogiato la maturità di Belen, una
bambina cilena di 11 anni che aveva deciso di portare a termine
una gravidanza contratta a seguito di uno stupro. Questo caso ha
riaperto la discussione sulla legalizzazione e la depenalizzazione dell’aborto, un dibattito avviato dalla precedente presidentessa, Michelle Bachelet2. La questione dell’autodeterminazione dei corpi, in particolare per quanto riguarda la salute sessuale (comprendente l’uso di contraccettivi e la possibilità dell’aborto legale), sono diventate centrali per il movimento femminista cileno. Diversi collettivi, come Ní una menos, si battono per la completa legalizzazione dell’aborto. Queste lotte sono diventate ancora più visibili durante l’estallido del 2019.
Durante le manifestazioni autunnali le forze dell’ordine, in
particolare i Carabineros, non solo hanno colpito e torturato le
persone, ma hanno anche sparato proiettili di gomma all’altezza
del viso, provocando centinaia di lesioni oculari, a chi si
trovava a protestare. Oltre alla violenza generale, c’è stato
anche un notevole inasprimento della violenza di genere operata
dai corpi di difesa statali. Gli episodi registrati hanno ancora
una volta riportato alla memoria le forme di tortura adottate
durante la dittatura militare degli anni Settanta, quando gli
agenti dello Stato cileno usavano la violenza sessuale come forma di tortura sullə dissidentə politichə, le proteste del 2019 hanno visto un ritorno delle violenze di genere come strumento per intimidire e sedare la furia popolare. I Carabineros sono stati accusati di violenze psicologiche, fisiche, abusi e stupri contro donne e soggettività dissidenti, in una serie di attacchi strutturali omo-lesbo-trans-fobici3.
Come scrive Romina Green Rioja: «“The feminist and the student movement shook Chilean society from its neoliberal haze, showing that fearless action can engender change and trauma can be basis for collective action4». In questo processo il contributo del movimento femminista è stato essenziale.
Il collettivo Las Tesis, la performance Un violador en tu camino in Cile.
Questo il panorama storico-politico in cui il collettivo artistico femminista Las Tesis ha creato e performato Un violador en tu camino, nata per una rassegna teatrale a Valparaíso e trasformatasi in un atto artistico di protesta che è diventato velocemente virale, adottato come inno di lotta transfemminista.
Las Tesis è un collettivo con sede a Valparaíso, composto da
quattro artiste cilene con diverse formazioni alle spalle: Sibila Sotomayor e Dafne Valdés nelle arti performative, Paula Cometa Stange nel design, nella storia e nelle scienze sociali e Lea Cáceres nel design della moda. Il nome Las Tesis fa riferimento alle tesi delle teoriche femministe, quali l’antropologa argentino-brasiliana Rita Segato e la filosofa e sociologa italiana Silvia Federici. Dafne così spiega le motivazioni della scelta identitaria:
«Nos planteamos como premisa de grupo intentar llevar teorías feministas a un formato escénico de una forma simple, sencilla y pegajosa para que el mensaje de diferentes teóricas feministas llegará a más personas que quizás no habían tenido la oportunidad de leer o analizar»5
Il primo lavoro del collettivo intitolato Patriarcado y Capital es alianza criminal (2018) si basa sul testo di Silvia Federici
Calibano e la strega (2004). Il secondo lavoro sarebbe dovuto
andare in scena nell’ottobre 2019, ma a causa della situazione
socio-politica ha dovuto attendere un mese prima di poter essere
performato pubblicamente. Intitolato appunto Un violador en tu
camino si concentra sulle ricerche sviluppate da Rita Segato in
Contra-pedagogías de la crueldad (2018), (Contro-pedagogie della
crudeltà, e in altri saggi come Las estructuras elementales de la violencia (2003), (Le strutture elementari della violenza).
Di seguito il testo della performance:6
El patriarcado es un juez
Que nos juzga por nacer
Y nuestro castigo
Es la violencia que no ves
[La colpa è del patriarcato
Il braccio armato dello stato
Dice che sono il problema
Giustificando il suo sistema]
El patriarcado es un juez
Que nos juzga por nacer
Y nuestro castigo
Es la violencia que ya ves
[Il patriarcato punta il dito
E ci giudica impunito
Il nostro castigo
E’ la violenza che ora vivo]
Es femicidio
Impunidad para mi asesino
Es la desaparición
Es la violación
[Femminicidio
Impunità per l’assassino
È l’abuso
È lo stupro]
Y la culpa no era mía,
Ni donde estaba, ni cómo vestía (x4)
[E la colpa non è la mia
né dove stavo
né come vestivo]
El violador eras tú
El violador eres tú
[L’assassino sei tu
Lo stupratore sei tu]
Son los pacos
Los jueces
El Estado
El Presidente
[Le guardie
I giudici
Lo stato
La chiesa]
El Estado opresor es un macho violador(x2)
[E lo stato oppressore
E’ un macho stupratore (x2)]
El violador eras tú (Paco culiao)
El violador eres tú (Paco culiao)
[E lo stato oppressore
E’ un macho stupratore]
Duerme tranquila, niña inocente
Sin preocuparte del bandolero
Que por tu sueños dulce y sonriente
Vela tu amante carabinero
[Siamo il grido
Altissimo e feroce
Di tutte quelle donne
Che più non hanno voce]
El violador eres tú (Paco culiao) (x4)7
Il testo si concentra sulla violenza statale e sui suoi legami conla violenza di genere. Secondo Segato, la violenza di genere non è un fatto accidentale, ma una violenza strutturale e organizzata, riscontrabile in ogni paese del mondo. Non si tratta di un fatto privato, ma di un problema collettivo che coinvolge anche le autorità pubbliche. La violenza di genere è sia performativa che discorsiva in quanto afferma e riproduce gerarchie di potere, sia sulle vittime che sugli autori delle violenze, segnate da un divario di genere. (Segato 2018: 39-40). Un insieme di narrazioni arcaiche e mitiche sostiene e giustifica la struttura patriarcale (segato 2018.45).
La performance Un violador en tu camino è stata messa in scena per la prima volta in Plaza Sotomayor di Valparaíso il 20 novembre 2019, in occasione di Fuego. Acciones en Cemento, evento di barricadas escénicas, organizzato dall’attrice Ketty López insieme ad altrə collaboratorə, consistente nell’attuazione di brevi performance di 5 minuti per bloccare il traffico cittadino8.
Las Tesis ha focalizzato la performance sulla violenza
istituzionale e poliziesca, intrecciando le tesi di Segato con gli eventi attuali in Cile.
La performance si è poi svolta una seconda volta a Santiago de
Cile, in Plaza de las Armas, durante il 25 novembre, Giornata
Internazionale per l’eliminazione della violenza di genere e
ancora in altre numerose occasioni9. Tra queste merita una menzione l’attuazione del dicembre 2019 davanti all’Estadio Nacional di Santiago del Cile, insieme a Las tesis senior, ovvero donne dai quarant’anni in su, che hanno vissuto la dittatura di Pinochet e ne portano ancora le testimonianze. La scelta del luogo non è stata casuale, trattandosi del luogo usato per la detenzione, l’abuso e la tortura dellə prigionierə politichə a seguito del colpo di stato del 1973.
Struttura della performance e inquadramento artivista
Il titolo della performance è un riferimento all’inno ufficiale
dei Carabineros, Orden y Patria e allo slogan Un amigo en tu
camino, usato negli anni 80 e 90.
La coreografia si compone di movimenti semplici ma di profonda
valenza simbolica, come lo squat, che riprende il piegamento fatto fare alle detenute durante il momento di perquisizione, spesso nude, in atto di umiliazione, o il puntare il dito contro quelli che sono identificati come agenti della violenza: la polizia, i giudici, lo Stato. Le mani incrociate in particolare emulano l’ammanettamento richiesto per il presidente, mandatario di violenza. Il pugno alzato ripetuto alla fine della performance esprime invece solidarietà, invocando un sentimento di sororidad (sorellanza) e di unione nella lotta al patriarcato.
La memoria incarnata nei corpi di donne e dissidenze sessuali
ricorda la sofferenza causata sia da esperienze intime e
personali, sia collettive e storiche, provocate da comportamenti
tossici indotti dalla cultura patriarcale e dalle sue emanazioni
statali.
La performance Un violador en tu camino si intende quindi come un atto collettivo di incarnazione del dramma, del trauma e della sofferenza. La performance è stata l’occasione per donne e
soggettività dissidenti di riconoscere e denunciare la violenza
sperimentata sul proprio corpo, e di elaborarla ed esprimerla
nella forma di un atto di empoderamiento10, rimettendo quello
stesso corpo in luoghi urbani pubblici e trasformando
l’individualità in un unico corpo collettivo, arrabbiato e
festante allo stesso tempo.
La performance si iscrive nel filone di pratiche definibili come
artivismo femminista latinoamericano, che conta una tradizione
radicata soprattutto nei periodi delle dittature che hanno marcato l’identità del continente nel XX secolo. L’artivismo nella sua analisi abbraccia diversi campi del sapere, trascendendo le tradizionali categorie della storia dell’arte a favore delle infiltrazioni degli studi politici, sociali e le teorie trans-femministe. Uno dei principi fondamentali dell’artivismo è l’intersezione tra estetica e politica. Il termine stesso denota pratiche artistiche nelle quali si stratificano l’attivismo sociale-politico insieme alle pratiche militanti. Nell’artivismo l’arte è sempre associata a qualche lotta politica (Yanina 2020:54), nel caso de Las Tesis, alla diffusione delle teorie femministe e alla liberazione dei corpi dalla violenza patriarcale, strutturale e sistemica. Nell’artivismo si rifiuta la concezione dell’arte in quanto campo autonomo, distaccata dalla vita sociale e dalle sue istanze, lo scopo è infatti ottenere un’applicazione concreta, nella tensione verso la fusione tra arte e vita e nella denuncia attraverso l’arte delle problematiche sociali. L’estetica si relaziona con la politica in modo da creare strumenti utili che le persone possano adottare e ri-adattare per produrre cambiamenti radicali nella propria vita.
In America Latina, l’artivismo o l’arte impegnata con i movimenti politici, è rintracciabile dalla fine degli anni ‘60 e, con maggiore enfasi, dagli anni ‘80, anni in cui diverse dittature arrivano alla loro fine. Alcuni nomi chiave che hanno segnato la genealogia dell’artivismo latinoamericano sono Tucumán Arde (1968), il Siluetazo (Rodolfo Aguerreberry, Julio Flores y Guillermo Kexel), con la partecipazione di las Madres de Plaza de Mayo (1983), o H.I.J.O.S. [Hijos e Hijas por la Identidad y la Justicia contra el Olvido y el Silencio], G.A.C. [Grupo de Arte Callejero], TPS [Taller Popular de Serigrafía], in Argentina, o C.A.D.A.[Colectivo Acciones de Arte], Lotty Rosenfeld, Juan Castillo, Fernando Balcells, Diamela Eltit e Raúl Zurita (1979), e Yeguas de Apocalipsis, Pedro Lemebel e Francisco Casas (1987), in Cile.
Questi sono alcuni dei collettivi latinoamericani che hanno
strutturato le loro pratiche in base ai cambiamenti politici e
sociali, coinvolgendo le persone nella partecipazione e lavorando più sull’evento e sull’aspetto performativo piuttosto che sulla produzione di un’opera d’arte materiale e duratura (Expósito, Vindel e Vidal 2012).
Per quanto riguarda l’artivismo femminista ci sono due elementi
chiavi da sottolineare: lo spazio e i corpi. Gli interventi
artistici nello spazio pubblico acquistano un valore ancora più
simbolico per le donne e le persone di genere non conforme, che
storicamente sono state escluse dallo spazio pubblico.
L’organizzazione patriarcale della geografia e dell’urbanistica
relega le donne negli spazi domestici e privati, negando l’accesso alla maggior parte delle aree pubbliche. Questa organizzazione egemonica è durata almeno fino agli anni ’70, quando le donne di tutta l’America Latina si sono infiltrate nelle strade, abbattendo le barriere dello spazio privato e, con esso, il limitato potenziale di relazioni e il semi-isolamento domestico che ostacolava la formazione di una coscienza emancipata (Rosa 2011: 487). La riappropriazione dello spazio pubblico implica una forte presa di posizione sul corpo. Le artiste femministe degli anni ’70 hanno usato il proprio corpo come supporto artistico, come dimostra la tradizione della performance (es. Ana Mendieta, Gina Pane, Regina José Galindo, Yoko Ono, ecc.). Hanno affermato la volontà di rompere la narrazione patriarcale sui corpi delle donne e la loro continua oggettivazione (Zapperi 2009: 81). L’analisi di
Un violador en tu camino in termini di performance artivista
femminista trova conferma nella riflessione di Julia Antivilo Peña sulla connessione che esiste tra arte, attivismo e femminismo in America Latina: “in cui la creazione, la produzione e la distribuzione dell’arte femminista diventano una vera pedagogia performativa dei discorsi femministi” (Burdiles 2020:262). Oggi, le performance di Las Tesis continuano una lunga tradizione di artivismo femminista latinoamericano, ma aggiungono un nuovo elemento attraverso l’attenzione alla collettività, poiché trasformano il corpo personale in un corpo collettivo e polimorfo, con la conseguente amplificazione dei gesti e dell’udibilità che questa moltiplicazione esalta.
Diffusione della performance e riproposizioni
Dal 2019 la performance ha fatto il giro del mondo, venendo
riprodotta più di 200 volte tra piazze, strade e luoghi simbolici del potere politico-statale. Il collettivo GeoChicas, nato dalla conferenza annuale della comunità OpenStreetMap latinoamericana, ha iniziato a monitorare il fenomeno di diffusione della performance e ha tracciato i luoghi in cui è stata messa in atto. Grazie a video e testimonianze rese pubbliche da collettivi e gruppi informali che hanno riprodotto la performance ne hanno mappato la proliferazione11.
Un violador en tu camino, registrata e diffusa sui social ha
velocemente girato il globo ed è stata tradotta in diverse lingue nazionali e non, difatti anche i gruppi dei popoli originali hanno elaborato le loro versioni particolari della performance in lingua Mapuche, Quechua e altri dialetti amazzonici, per renderla accessibile anche alle persone con problemi di udito è stata tradotta nel linguaggio dei segni (castellano).
Oltre alle re-interpretazioni linguistiche ci sono state modifiche a livello musicale, mescolando i ritmi della bomba, della plena del reggaeton centro-americani. Non solo ha avuto diffusione in America Latina ma è stata ripresa in India e in Turchia, dove ci sono stati casi di repressione poliziesca, e anche dalle combattenti curde che ne hanno diffuso una versione video12.
Attraverso gli strumenti che l’artivismo crea e mette liberamente in circolazione, diventa possibile per i gruppi trans-femministi costruire momenti di emancipazione. L’arte si può quindi connettere con necessità sociali e politiche, farsi portavoce di istanze e trovare forme creative per rivendicarle. In questo specifico caso l’arte diventa strumento per innescare il cambiamento della società in ottica anti-patriarcale, per chiedere migliori condizioni di vita, per rendere pubblici i fautori della violenza e smascherarli su grande scala. Connettendo principi estetici con tematiche trans-femministe è possibile creare un movimento di scala globale e tessere alleanze trans-nazionali, questo è ciò che il collettivo Las Tesis ci ha dimostrato essere possibile.
Bibliografia
Burdiles, Noelia, 2020, “Comunicación Feminista y Arte
Performático: El Proyecto Político del Colectivo Las Tesis,” Revista Nomadías (29), pp.257-279
Expósito, M., Vindel, J., & Vidal, A. (2012). Activismo artístico. En AAVV, Perder la forma humana. Una imagen sísmica de los años ochenta en América Latina (pp. 43-50). Madrid: Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.
Green Rioja, Romina, 2021, “Collective trauma, feminism and the
threads of popular power/ A personal and political account of
Chile’s 2019 social awakening,” Radical Americas 6, 1, pp.1-22
Vidal, Yanina, 2020, “Artivismo feminista: aproximaciones en tres casos del 8 de marzo en Uruguay,” Ensayos, telóndefondo (31), pp.49-65
Rosa, María Laura, 2011, Fuera de discurso. El arte feminista de la segunda ola en Buenos Aires, Tesis doctoral, Departamento de
História del arte, facultad de geografía e história, UNED.
Segato, Rita, 2018, Contra-pedagogías de la crueldad. Buenos Aires. Prometeos Libros
Zapperi, Giovanna, 2009, “La soggettività contro l’immagine. Arte e femminismo”, in Baravalle Marco, L’arte della sovversione. Multiversity: pratiche artistiche contemporanee e attivismo politico. Manifesto Libri, Roma, pp.79-93
- Durante una conferenza a Linares Piñera ha detto: «Me acaban de sugerir un juego muy entretenido. Todas las mujeres se tiran al suelo y hacen las muertas, y nosotros, los hombres nos tiramos encima y nos hacemos los vivos – ¿que les parece?” (Mi è stato appena suggerito un gioco molto divertente. Tutte le donne si sdraiano sul pavimento e fingono di essere morte, e noi, gli uomini, ci sdraiamo su di loro e fingiamo di essere vivi – che ne pensate?), traduzione personale. ↩︎
- Le uniche opzioni di aborto legale in Cile sono: rischio della vita per la madre, casi di stupro e gravi casi di malformazione del feto. ↩︎
- La testata Al-Jazeera riporta: «The National Human Rights Institute has documented 194 cases of sexual violence by authorities in the context of protests and detentions, and has filed 117 legal motions against authorities for sexual violence, including four cases of rape».Chile’s ‘A rapist in your path’ chant hits 200 cities: Map | Women’s Rights News | Al Jazeera ↩︎
- Green Rioja, Romina, 2021, “Collective trauma, feminism and the threads of popular power/ A personal and political account of Chile’s 2019 social awakening,” Radical Americas 6, 1, pp.1-22 ↩︎
- «Ci siamo prospettate, come presupposto di gruppo, di provare a tradurre le teorie femministe nel linguaggio performativo-scenico in modo semplice, facile e contagioso in modo che i messaggi di diverse teoriche femministe arrivassero a più persone possibili, che non hanno avuto la possibilità di leggerle e analizzarle» ↩︎
- “Un violador en tu camino”: un commento all’inno femminista – DINAMOpress ↩︎
- Una delle possibili traduzioni del testo in italiano con adattamento alla situazione locale. In alternativa esistono traduzioni letterali del testo spagnolo in cui al posto di “Chiesa” rimane valido “presidente” e l’ultima strofa si traduce in “Lo stato oppressore è un macho stupratore
Dormi bene, ragazza innocente, senza preoccuparti del bandito, che sul tuo sogno dolce e sorridente veglia il tuo amante carabinero”. ↩︎ - “La idea era que las artes escénicas salieran de las salas a la calle, en el contexto de la protesta social, invitadas a hacer una barricada, con todo lo que esa palabra trae: cortar, detener, agitar, iluminar, buscando hacer cosas que sean también más alegres como para decir que no tenemos miedo”(Almeida 2020) ↩︎
- Qui di seguito i link ai video delle performance:
intervención colectivo LASTESIS 20 novembre
Performance colectivo Las Tesis “Un violador en tu camino” 25 novembre Lastesis Senior: La impactante intervención de “Un violador en tu camino” frente al Estadio Nacional 5 dicembre ↩︎ - In italiano Maria Nadotti propone il termine impoteramento, nella sua traduzione dei testi di bell hooks. ↩︎
- Qui è possibile conoscere l’iniziativa di GeoChicas e le ricerche che portano avanti GeoChicas e la mappa interattiva Un violador en tu camino 2019/2021 (actualizado 29/05/22) – uMap ↩︎
- Qui di seguito il link alla raccolta video delle performance
“Un violador en tu camino”, performance en #CDHCM ↩︎
Newsletter numero otto_ febbraio 2024